News2012
L’importante scoperta, è stata annunciata nella serata di venerdì 26 ottobre 2012 dal direttore dell’Unione Astronomica Internazionale, dr. Daniel W. E. Green, che ha diramato la circolare 3272, nella quale la supernova viene catalogata con la sigla "2012fm" e di questo oggetto vengono forniti a tutti gli osservatori e centri di ricerca i dati fondamentali per i successivi studi.
La Supernova 2012fe è esplosa in UGC 3528, una galassia a 190 milioni di anni luce, ai confini nord della costellazione della Giraffa, ma ad appena sei gradi dalla stella polare. UGC 3528 è una galassia molto simile alla nostra, anche se un po’ più piccola, ma l’enorme distanza che ci separa da lei, la rende molto difficile da riprendere con piccoli telescopi amatoriali e sicuramente impossibile da osservare ad occhio nudo.
La scoperta è avvenuta nel pomeriggio del 24 ottobre 2012 e immediatamente Belligoli e Castellani hanno predisposto il telescopio dell’osservatorio per un immagine di conferma, del fenomeno ed hanno inviato immediatamente un allerta all’Unione Astronomica Internazionale. La sera successiva prof. Simone Zaggia e dott.ssa Lina Tommasella dell’università di Padova, che in quel momento lavoravano al telescopio di Asiago, hanno ottenuto uno spettro della Supernova, confermandone il tipo di Ia (primo a) e rivelando l’impressionante velocità dell’onda d’urto dell’esplosione che si espande a 10900 km al secondo. Questo risultato non è frutto del caso. In un anno e mezzo, dal nostro osservatorio abbiamo fatto oltre 16.000 riprese di galassie, lavorando su una lista di circa 2000 oggetti e controllando attentamente immagine per immagine, la presenza di eventuali "nuove stelle" nelle immediate vicinanze di queste galassie.
Un lavoro che va fatto immediatamente dopo la ripresa, poiché la concorrenza è molto agguerrita e in tutto il mondo sono presenti osservatori amatoriali e professionali, che cercano continuamente tra le miriadi di galassie che affollano il cosmo la luce emanata da queste esplosioni stellari.
Si tratta della prima supernova scoperta da astrofili veronesi ma visti gli ottimi auspici, possiamo ritenere che a breve questa scoperta sarà accompagnata da altre.
Venerdì 16 marzo, da Assisi, l’astrofilo italiano Paolo Fagotti ha “visto accendersi” un nuovo oggetto nelle immediate vicinanze nella galassia di M95.
Fagotti ha subito provveduto ad avvisare altri astrofili di Terni e da questi anche a Verona, dove l’osservatorio del Monte Baldo ha subito ripreso l’oggetto, misurandole la luminosità e realizzandone uno spettro, che seppure di qualità piuttosto scarsa a causa delle nubi, ha comunque permesso di capire che si trattava di un oggetto molto blu, senza apprezzabili righe di emissione né assorbimenti.
Contemporaneamente altre misure fotometriche sono state raccolte da Antonio Vagnozzi dall’osservatorio di Stroncone, mentre all’osservatorio di Asiago il telescopio da 1,22 mt otteneva uno spettro, anch’esso molto disturbato dalle nubi ma in grado di mostrare un continuo simile a quello di una variabile cataclismica vicina al massimo.
Nei giorni successivi il telescopio da Galileo da 1,22 mt e il Nordic Optical Telescope, riprendevano ulteriori spettri che mostravano la rapida evoluzione dell’oggetto con larghe bande dell’idrogeno e dell’elio ed un profilo P-Cyg, strutture compatibili con quelle di una SN di tipo IIP. La velocità di espansione ricavata è di circa 15.000 km/s.
La Supernova è stata indipendentemente scoperta da Alessandro Dimai di Cortina d’Ampezzo in un immagine sempre del 16 marzo. Successivamente altre immagini precedenti hanno rilevato la SN in fasi ancor più precoci, come quella ripresa dallo stesso Dimai il 13.96, quando la Supernova era appena di mag. 19 e da Ulisse Quadri di Bassano Bresciano il 14.89 con una magnitudine di 17.3.
Tutte le informazioni raccolte dall’osservatorio sono state inserite nella circolare n. 3054 dell’International Astronomical Union, assieme agli altri dati raccolti dagli osservatori, primo fra tutti l’osservatorio di Asiago che ha osservato la supernova sia dall’Italia che dal telescopio nazionale Galileo, posto alle Canarie.
L’osservatorio del Monte Baldo sta ora seguendo notte dopo notte l’evolversi dell’evento, monitorandone l’andamento della luminosità e le variazioni di colori, in collaborazione con il prof. Ulisse Munari dell’Università di Padova.
L'immagine dell'Osservatorio del Monte Baldo è stata ripresa con il RC da 400 mm f.8, CCD Finger Lakes 1001e e filtri fotometrici Bj, Vj e Rc. Tempi di posa rispettivamente 900s, 300s e 300s. l'immagine di destra proviene invece dallo Sky Atlas Aladin del CDS http://aladin.u-strasbg.fr/aladin.gml